NON E' UN PAESE PER VECCHI

21.05.2012 23:00

Sabato si è chiusa nel modo meno pronosticabile l’ultima edizione della Champions League. Già perché se la finale non era di per se di quelle da sogno anche la partita non è che sia stata da mandare ai posteri per lo spettacolo offerto. A mia memoria nessuna squadra ha mai sfruttato il fattore campo e non ne è stata capace nemmeno il Bayern che pure ha rischiato di vincerla 2 volte: prima andando in vantaggio a 7 minuti dalla fine e ha poi sciupato il vantaggio iniziale nella serie di rigori sbagliandone 2 (3 con quello di Robben nei supplementari)! Ancora una volta per i bavaresi fatali sono i minuti in “zona Cesarini” come nel 1999 quando lo United rimontò e sorpassò anche sabato Drogba fa rivivere ai tedesci i fantasmi dei quella infausta notte di Barcellona. A distanza di 2 anni i tedeschi devono assistere alla celebrazione dei loro avversari e se a Madrid è sfumato il sogno del “triplete”, la sconfitta di sabato brucia ancor di più perché subita in casa e da favorita rispetto a quella contro l’Inter; e come allora sono stati proprio i solisti del Bayern a steccare: Gomez inguardabile, Robben e Ribery evanescenti mentre Drogba vestiva i panni dello spietato assassino ammazza grandi, come lo Javier Barden nel film dei fratelli Coen del titolo, aggiungendo un altro scalpo eccellente dopo quello blaugrana (e prima ancora quello del Napoli) regalando ad Abramovich la tanto sognata “coppa dalle grandi orecchie” per la quale ha speso più o meno come Moratti ma nella metà degli anni di presidenza, per giocatori e allenatori (Mourinho, Ancelotti e Villas Boas); ma ai “blues” porta meglio cambiare “manager” a stagione in corso: a settembre del 2007 Grant subentrò proprio a Mou arrivando alla finale di Mosca, persa poi per uno sventurato scivolone di capitan Terry, superando lo scoglio delle semifinali e la bestia nera Liverpool; ma ciò che il calcio toglie a volte restituisce e Di Matteo è stato bravo e fortunato a trovarsi in sintonia con i senatori che proprio dopo Napoli hanno fatto fuori il “nuovo astro nascente della panchina portoghese”, quello che “ho idee troppo rivoluzionarie per la serie A” passando alla cassa per riscattare gli interessi… Questo Chelsea non certo spettacolare sembrava essere solo uno sbiadito ricordo della corazzata che doveva essere e che mai non è stata degli anni dello “Special One”, a me ricorda molto il Real Madrid di Del Bosque che nel 2000 subentrò anch’egli (a Hiddink) per la conquista dell’ottava Coppa dei Campioni contro il Valencia dell' "ombre vertical" (Cuper, ndr.): concreta in difesa, poco propensa all’offensiva ma letale in contropiede. Detto che la partita in se non è stata una gioia per gli occhi, non concordo sull’analisi fatta dagli “esperti” sul fatto che il cambio di Muller per Van Buyten sia stato l’ago della bilancia che ha favorito gli inglesi: primo perché eri 1-0 a 7 dalla fine con 1 giocatore che non si reggeva in piedi e comunque, nell’ 11 iniziale, in difesa avevi schierato un centrocampista e quindi non hai rivoluzionato l’assetto tattico, secondo perché il pareggio non è arrivato proprio per uno scompenso tattico ma da una palla inattiva. Resto dell’idea che i portieri sui 2 gol non siano stati prontissimi, ma si sono rifatti in seguito parando 4 penalty  tra supplementari e serie di calci di rigore (Cech anche in quelli segnati dal Bayern ha sempre intuito l’angolo di tiro). Un'altra finale dunque che non rispetta il pronostico come quella della domenica precedente nella versione cestistica della coppa dove i greci dell’Olympiakos rimontano da -21 la corazzata CSKA Mosca super favorita andando a vincere con un tiro sulla sirena, anche loro dopo aver eliminato gli altri grandi favoriti del Barcellona. 

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